1965: campioni d’Italia, d’Europa e del mondo
La Grande Inter di Herrera nel 1965 tiene insieme tre corone: campionato, Coppa dei Campioni, Intercontinentale. È la prima europea a riuscirci nello stesso anno solare. Una curiosità che non è statistica: è egemonia tecnica. Pressing organizzato, transizioni, carisma: la modernità prende casa a San Siro.
2010: il Triplete che nessuno aveva mai fatto in Italia
Scudetto, Coppa Italia, Champions League. La squadra di José Mourinho scrive la prima e unica pagina di Triplete per un club italiano. È una svolta culturale: il calcio nazionale si misura con gli standard europei in intensità, gestione del gruppo, capacità di “preparare” la partita.
Cinque trofei in un anno
A corredo, Supercoppa e Mondiale per Club compongono il quinquennio in dodici mesi. È la versione nerazzurra del “five”: un record italiano che codifica l’Inter come club da cicli più che da fiammate episodiche.
Le due facce della stessa medaglia
Herrera e Mourinho sembrano lontani. In realtà condividono tre capisaldi: esigenza, organizzazione, fede nell’insieme. La curiosità non è il numero di trofei, ma l’architettura: due squadre costruite come sistemi, non solo come collezioni di talenti.
Cosa resta a chi non c’era
Restano i format: la difesa che sale e comanda, la mezzala che diventa incursore, l’esterno che raddoppia e punge. E resta una tesi: l’Inter, quando alza l’asticella, non vince partite; impone modelli competitivi. Ecco perché 1965 e 2010 sono due fari, non due date.
Il filo invisibile
Dal capitano Facchetti a Zanetti, dal Bernabéu a San Siro, il filo invisibile è la credibilità del gruppo. La curiosità di oggi: capire come quelle due liturgie del successo continuino a influenzare l’Inter contemporanea, nelle scelte tecniche e nel modo di stare in partita.



