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Quel giorno del 1910 in cui un interista segnò il primo gol dell’Italia: la storia dimenticata di Fossati

La storia della Nazionale Italiana di calcio comincia nel 1910, ma non tutti sanno che tra i protagonisti di quel giorno storico c’era un giovane capitano dell’Inter. Il suo nome era Virgilio Fossati, ed è lui l’uomo che segnò uno dei primi gol dell’Italia, in una partita che non fu solo un incontro sportivo, ma una dichiarazione d’identità nazionale.

Era il 15 maggio 1910. Milano, Arena Civica. Quel giorno nasceva ufficialmente la maglia azzurra, e con essa l’orgoglio di un Paese che cercava ancora se stesso. In quel momento, l’Italia non era una potenza calcistica: era un esperimento. Eppure, in quegli undici pionieri, c’era un ragazzo che già aveva fondato e guidato un club: l’Inter.

Una Nazionale senza storia

La Francia arrivava a Milano dopo dure sconfitte con Inghilterra e Belgio. L’Italia non aveva mai giocato una partita internazionale. Non esistevano inni, né rituali. Nessuno sapeva cosa aspettarsi. In mezzo alla tensione, un nome circolava tra i pochi cronisti presenti: “Guardate quel capitano dell’Inter… Fossati.”

Non era il più rumoroso, né il più carismatico a prima vista. Ma aveva uno sguardo che comandava.

Il fischio che creò un’epoca

La partita inizia. Gli spalti sono pieni di curiosi, non di tifosi. L’Italia gioca alla cieca, senza sapere se ha davvero una squadra. Ma al minuto 20, accade qualcosa che cambia tutto.

Fossati parte dalla metà campo, scambia con Capello, arriva al limite dell’area. Un tiro, secco, senza pretese. La palla devia, disegna una parabola. Il portiere francese Tessier resta fermo. Rete.
L’Italia conduce 2-0.

Fu uno dei primi gol della storia della Nazionale Italiana. E lo segnò un interista.

Il silenzio dopo il gol

Non esultò. Non corse. Si voltò verso i compagni e fece un cenno, come a dire: “Ora, continuiamo.”
Gli altri esultarono, il pubblico esplose. Lui no. Capì che quel gol non era suo: era di un Paese.

La partita terminò 6-2 per l’Italia. Una vittoria epocale. Quel giorno non nacque solo una Nazionale: nacque un orgoglio.

Il primo capitano interista in azzurro

Fossati non era solo uno dei giocatori. Venne scelto tra i capitani della squadra per autorevolezza. Era la voce dell’Inter in un’Italia ancora giovane. Dopo quella partita, fu convocato altre 11 volte, fino a diventarne capitano.

Con la fascia azzurra al braccio, conservò lo stesso stile: sobrio, fermo, più militare che atleta. Nessuno sentì mai sua una frase sopra le righe. Ma quando entrava in campo, tutti sentivano un ordine non scritto: “Giocate per onorare.”

L’uomo dei primi gesti simbolici

Ogni volta che l’Italia faceva ingresso in campo, Fossati imponeva la marcia ordinata. Non corse, non salti. Voleva che la squadra sembrasse un’unità. Una curiosità raccontata dai giornali dell’epoca: durante Italia-Austria, 1912, notando compagni distratti, li radunò e disse solo: “Guardateci.” E gli avversari tacquero.

L’unico interista a segnare nella prima Italia

Fossati non fu un goleador. Ma quel gol del 1910 gli bastò per entrare nella leggenda. Fu il primo interista a segnare con la Nazionale e uno dei primi italiani a poter dire: “Io ho fatto esultare un Paese.”
All’epoca non si parlava ancora di orgoglio nazionale. Ma nei bar milanesi si sussurrava: “Il capitano dell’Inter ha fatto gol per l’Italia.”

L’ultima partita: Torino, 31 gennaio 1915

Gioca contro la Svizzera. Il risultato è 3-1. È l’ultima partita internazionale prima della guerra. Fossati capisce che il calcio sta finendo. Tira fuori la fascia, la ripiega e la consegna al compagno. Silenziosamente. Nessuno lo sa, ma quello è un addio.

Un patriota più che un atleta

Quando l’Italia entra in guerra, Fossati non resta a casa. Si arruola volontario. Trova il fronte, non il pallone. Muore il 29 giugno 1916, a Monfalcone. Senza più gol, senza più compagni.
Il suo corpo non verrà mai trovato.

Una curiosità che è un simbolo

Ecco la verità che pochi conoscono: il primo uomo che fece cantare l’Italia calcistica non tornò per vederla diventare grande. Quando nel 1934 gli Azzurri vinsero il Mondiale, nessuno fece il suo nome. Ma dietro quel trionfo, c’era un’ombra. Un uomo che aveva segnato per primo, non per sé, ma per tutti.

L’interista che fece nascere l’Italia calcistica

Non amava i riflettori. Non alzò trofei. Ma portò nel calcio l’idea che ogni gesto, anche un gol, fosse responsabilità. Fossati non giocava per vincere: giocava per rappresentare.

E forse, proprio per questo, fu il più moderno tra i pionieri.

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