Ritirato nel 1977, Mazzola entra subito nell’organigramma interista come consigliere delegato (1977-1984). Curiosità interessante: pochi campioni passano con questa rapidità dalla fascia di capitano alla stanza delle decisioni.
Il ritorno con Massimo Moratti e il ruolo da DS
Negli anni Novanta, con l’era Moratti, Sandro rientra come direttore sportivo e responsabile di mercato (1995-1999). In quel quadriennio, oltre a transazioni di primo piano, c’è un momento iconico: la presentazione di Ronaldo nel 1997, cartolina di un’Inter che sogna in grande.
L’esperienza fuori Milano
Mazzola porta competenze anche altrove: Genoa e poi Torino (2000-2003) lo vedono in ruoli dirigenziali. È una curiosità preziosa: la sua figura non è confinata alla casa madre, ma esporta metodo e relazioni.
La voce che ha educato il pubblico
Come commentatore tecnico, al fianco di Bruno Pizzul a Italia ’90, “inventa” il tono moderno del commento: sobrietà, lettura tattica, rispetto dei tempi del telecronista. Nel 1982 (Telemontecarlo) e nel 2006 (Rai) è ancora in cabina nelle finali mondiali vinte dall’Italia: un filo azzurro che attraversa decenni.
Perché la sua seconda carriera è una curiosità enorme
Non è scontato che un grande calciatore diventi anche un buon dirigente e un divulgatore credibile. Mazzola riesce in entrambi: parla ai calciatori e al pubblico con la stessa chiarezza. È un talento trasversale, raro.
L’impronta sull’identità interista
Capitano, bandiera, dirigente, voce. Mazzola ha attraversato l’Inter in ogni ruolo possibile, contribuendo a tenerne alta la cifra culturale. Le società forti hanno figure-ponte: lui è una di quelle.
Un’eredità che non si misura solo in trofei
Le scelte di mercato, i giovani osservati, la cultura del dettaglio in tv: frammenti che compongono un impatto lungo quanto la carriera da calciatore. È la curiosità finale: Sandro è stato decisivo anche senza segnare.



