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Re di Coppa Italia in nerazzurro: perché Boninsegna era perfetto per le notti da dentro o fuori

In maglia Inter, Boninsegna segna 36 reti in Coppa Italia e si laurea capocannoniere dell’edizione 1971-72 con 8 gol. È una curiosità che racconta la sua attitudine alle gare a eliminazione diretta e alle serate tese.

La specificità del centravanti da coppa

Partite spesso bloccate, spazi ridotti, errori che pesano. Serve un nove che capitalizzi mezza occasione. Boninsegna è l’uomo giusto: primo controllo aggressivo, tiro secco, capacità di anticipare difensori e portieri.

La gestione degli episodi

Punizioni laterali, calci d’angolo, rigori. In Coppa Italia gli episodi decidono. Con un rigorista infallibile e un colpitore d’area di livello europeo, l’Inter aumenta drasticamente le probabilità di passare il turno.

L’effetto trascinamento sul gruppo

Quando una coppa scivola verso i supplementari, contano nervi e mestiere. La presenza di Boninsegna calma la squadra e spaventa l’avversario. È il classico centravanti che non smetti di marcare al 119’.

L’importanza della profondità di rosa

Le corse in coppa richiedono rotazioni. Ma l’Inter sa che il suo nove può entrare e decidere anche a gara in corso. È una sicurezza tattica che permette di gestire meglio minutaggi e forze in campionato.

Un ponte verso l’Europa

La confidenza da dentro o fuori si trasferisce nelle notti europee, dove l’Inter raggiunge la finale 1971-72. Anche lì Boninsegna recita da protagonista. La sua mentalità da coppa è un asset trasversale.

Una lezione per le generazioni successive

La curiosità dei numeri di Coppa Italia non è statistica fine a sé stessa: spiega perché i grandi centravanti sono decisivi nelle competizioni brevi. L’Inter di Boninsegna aveva questa risorsa, e per questo è rimasta competitiva su più fronti.

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