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Allenatore per un anno, derby vinto e ritorno in Europa, la parentesi in panchina

Con il patentino preso nel 1977, Corso si fa le ossa con i giovani: scudetto Primavera col Napoli nel 1979, poi Lecce e Catanzaro in Serie B. Torna all’Inter e riparte dal vivaio. A novembre 1985, la chiamata: sostituire Ilario Castagner sulla panchina della prima squadra.

L’esordio contro la Juventus e un punto che pesa

Si parte con un pareggio 1-1 contro la Juventus di Trapattoni. La squadra cerca identità e solidità; Corso lavora su equilibrio e fiducia, portando in dote la lettura delle partite di chi ha vissuto notti europee.

Il derby che vale più di tre punti

Il 6 aprile 1986 arriva un successo che resterà negli almanacchi: 1-0 nel derby di ritorno, il primo con Silvio Berlusconi proprietario del Milan. Una vittoria simbolica, perché sposta umori, consolidando la panchina e resettando narrative cittadine.

Sesto posto e biglietto per la Coppa UEFA

A fine stagione, l’Inter è sesta e torna in Europa. Obiettivo centrato: rimettere il club in traiettoria continentale. Per Corso, uomo di campo e bellezza, è il modo più coerente per chiudere la parentesi in panchina: accompagnare la squadra dove si sente a casa, nelle coppe.

Il passaggio di testimone e la continuità

Non confermato l’anno dopo—arriva proprio Trapattoni—Corso resta figura di riferimento tecnico e torna al lavoro con i giovani. Seguiranno Mantova (promosso dalla C2) e Barletta, fino alla parentesi con il Verona. La sua idea di calcio rimane in controluce: qualità come bussola, struttura come telaio.

Perché quella stagione conta ancora

La curiosità di quell’annata è doppia: un poeta del sinistro che, da allenatore, sceglie pragmatismo e ordine; un club in transizione che trova la via europea grazie a chi lo aveva già incantato da giocatore. È un cerchio che si chiude nel modo più interista possibile.

L’eco del suo sguardo

Da osservatore e uomo di campo, continuerà a leggere il talento dove altri vedono solo acerbità. È il destino dei creativi intelligenti: sanno riconoscersi nei giovani e insegnare loro a far correre la palla prima delle gambe.

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