Con l’Italia, Corso esordisce nel 1961 e nello stesso anno firma una doppietta in Israele nelle qualificazioni mondiali. I segnali tecnici sono chiari: l’azzurro ha trovato un mancino di livello assoluto, capace di decidere partite in campo internazionale.
Le grandi rassegne che non arrivano
Eppure la storia prende un’altra piega. Il Mondiale 1962 sfuma tra scelte e contrasti; l’Europeo 1968, poi vinto dagli Azzurri, lo vede fuori; il Mondiale 1966 resta un tabù, dentro un contesto di preferenze tattiche e tensioni personali con il gruppo tecnico.
L’episodio più citato
Durante un’amichevole tra Inter e nazionale cecoslovacca, dopo un gol dei suoi, Corso dedica un gesto plateale al commissario tecnico presente in tribuna. Il gesto dell’ombrello diventa l’icona di un rapporto fratturato. Da lì, convocazioni alterne e la sensazione di un talento mai pienamente integrato.
I perché tattici e caratteriali
La nazionale di quei tempi cercava un equilibrio diverso: moduli rigidi, gerarchie proteiche, preferenza per sistemi che esaltavano altri interpreti. A ciò si aggiungeva il carattere di Corso, ironico, indipendente, amante del controcanto. In azzurro serviva conformarsi; lui offriva differenza.
L’ultima apparizione e un bilancio paradossale
Nel 1971 l’ultima partita. Ventitré gettoni, quattro gol. Poche cifre per un calciatore di quel lignaggio. Il paradosso resta una delle curiosità più potenti della sua carriera: un campione celebrato nel mondo dei club e limitato nelle fortune con la maglia del Paese.
Cosa ci insegna questa vicenda
Le nazionali non sono la somma dei migliori, ma dei più compatibili al progetto tecnico del momento. Corso pagò il prezzo della propria unicità in un contesto che chiedeva conformità. Eppure, proprio questa frizione ha consegnato alla storia un racconto diverso, che accende dibattiti ancora oggi.
Il valore che resiste oltre la casacca
L’assenza alle massime rassegne non ha intaccato la sua reputazione. Forse l’ha resa più romantica: il fuoriclasse che incantava l’Europa con la maglia dell’Inter e faceva discutere con quella dell’Italia. Anche questa è parte della leggenda.



