La stagione 1970-71 dell’Inter nasce con una struttura chiara: retroguardia granitica, regia di qualità e un finalizzatore in stato di grazia. Boninsegna si prende l’attacco e lo guida con 24 gol in campionato, cifra che gli vale il titolo di capocannoniere e che spinge i nerazzurri allo scudetto.
La potenza delle reti pesanti
Non è solo quantità: Boninsegna segna quando conta. Trasforma aperture di Mazzola, tagli degli esterni, secondi palloni in area. Il suo repertorio è completo: colpi di testa, girate, acrobazie, rigori, stoccate sporche dopo duelli feroci. Ogni rete sposta inerzia e classifica.
Sinergia con i compagni
Con Mazzola scatta un’intesa di livelli europei: appoggio corto, smarcamento profondo, scarico sul trequartista e attacco allo spazio. Gli esterni e le mezzali sanno che Boninsegna occupa e libera corridoi. L’Inter gioca per la punta, ma la punta gioca per la squadra: è la chiave del titolo.
Il bis da capocannoniere
Nel 1971-72 Boninsegna replica: 22 gol e seconda corona personale. L’Inter arriva fino alla finale di Coppa dei Campioni e resta ai vertici in Italia. Il centravanti dimostra che non è un fuoco di paglia: continuità, attitudine da leader silenzioso, esecuzione fredda nei momenti caldi.
La dimensione mentale del bomber
Boninsegna costruisce una cultura dell’efficacia: poche concessioni all’estetica, grande rispetto per la giocata semplice e definitiva. È un totem in area che si nutre di duelli. La squadra assimila questa psicologia: concretezza, compattezza, cinismo.
Cosa ha lasciato all’Inter
I suoi due titoli di capocannoniere consecutivi sono un patrimonio identitario: per vincere servono attaccanti affidabili e cattivi sportivamente. La stagione dello scudetto 1970-71 rimane un paradigma: difesa forte, qualità tra le linee, e davanti un Boninsegna capace di trasformare le azioni in punti.
Numeri che parlano
Tra Serie A, Coppa Italia e coppe europee il suo bilancio nerazzurro è 171 reti in 281 presenze. Ma la cifra che conta, per quell’Inter, è il rapporto tra gol e partite decisive: quando il calendario si piega, Boninsegna si alza. E lo scudetto 1971 porta esattamente la sua impronta.



