Roberto Boninsegna nasce calcisticamente nell’Inter: lo scova Eligio Vecchi, lo valuta Giuseppe Meazza e il club lo mette sotto contratto giovanissimo. Ma la Grande Inter di Helenio Herrera è zeppa di campioni e il ragazzo, ritenuto acerbo, prende la via dei prestiti: Prato, Potenza, quindi il salto in A con il Varese. Lontano da Milano scopre ritmo, botte, area di rigore. E soprattutto gol.
L’esplosione a Cagliari e l’effetto boomerang su Milano
Nel 1966 approda al Cagliari, dove fa coppia con Gigi Riva. In tre stagioni cresce a vista d’occhio fino al secondo posto 1968-69, che convince mezza Italia. Nel frattempo l’Inter ha chiuso il ciclo di Herrera e cerca nuova linfa offensiva. I percorsi si riallineano: Boninsegna è pronto a tornare dove tutto era iniziato.
Il maxi scambio dell’estate 1969
La trattativa è enorme per l’epoca: l’Inter investe 600 milioni e inserisce tre titolari in uscita, Domenghini, Gori e Poli, direzione Cagliari. Non è una semplice operazione di mercato: è un ridisegno strategico per due club ambiziosi. I sardi incassano uomini esperti per puntare al titolo; i nerazzurri si assicurano un centravanti totale.
Il nuovo progetto tecnico dell’Inter
All’Inter serve un finalizzatore che sappia giocare spalle alla porta, attaccare l’area e aprire varchi per gli incursori. Boninsegna si incastra alla perfezione accanto a Sandro Mazzola e agli esterni: qualità di sponda, acrobazia, tempi di attacco sul primo palo, cattiveria sotto porta. Con lui il 4-3-3 e le sue varianti acquistano peso specifico.
Un ritorno che vale uno scudetto
Il primo campionato nerazzurro di Boninsegna è subito di impatto: 13 gol nel 1969-70, poi l’apoteosi nel 1970-71 con 24 reti e titolo di capocannoniere. L’Inter torna campione d’Italia grazie alla sua voracità in area, alla capacità di indirizzare le partite e alla sinergia perfetta con i rifinitori.
Perché fu una svolta per il calcio italiano
Quella operazione crea due conseguenze storiche: il Cagliari, irrobustito, vincerà lo scudetto l’anno successivo; l’Inter riaccende il proprio ciclo competitivo. È la dimostrazione che lo scambio multiplo può generare valore per tutti. A distanza di decenni, il ritorno di Boninsegna resta un case study di mercato perfettamente riuscito.
L’eredità tecnica e identitaria
Con 171 reti in nerazzurro tra tutte le competizioni, Boninsegna ridà all’Inter un centravanti da doppia cifra stabile, ma soprattutto un simbolo di concretezza. La sua parabola, iniziata nel vivaio e deflagrata al rientro, racconta l’Inter come luogo dove il talento viene formato, testato altrove e riportato a casa quando è pronto per vincere.



