Un’idea semplice: scegliere i migliori, insieme
Dal 2017 l’Inter istituisce la Hall of Fame: requisiti minimi (almeno 60 presenze, un titolo vinto, tre anni dal ritiro), poi shortlist e voto di tifosi, giornalisti, dipendenti, calciatori. La gloria diventa processo partecipato.
I primi quattro: manifesto tecnico
Walter Zenga, Javier Zanetti, Lothar Matthäus, Ronaldo: portiere, difensore/leader, centrocampista totale, attaccante assoluto. È una rosa ideale che attraversa epoche e filosofie, dall’epica anni ’80-’90 al calcio globale.
Le successive classi
Toldo, Facchetti, Stanković, Meazza (2019); Júlio César, Bergomi, Cambiasso, Milito (2020); Pagliuca, Materazzi, Sneijder, Eto’o (2021); poi Bordon, Maicon, Mazzola, Vieri (2022). Ogni anno è una lezione di storia.
I Premi Speciali: la costellazione del club
Dalla famiglia Moratti a Pellegrini, fino a Peppino Prisco: i “premi speciali” raccontano la governance e il carattere dell’Inter. Non solo chi ha giocato, ma chi ha reso possibile vincere.
Curiosità: una Hall che educa
La Hall of Fame non è un museo: è una narrazione pedagogica. Aiuta i giovani a collegare nomi e imprese, i meno giovani a riconnettere ricordi. È Discover puro: storie, volti, contesti.
Il messaggio dietro i nomi
Scorrendo le liste emerge un filo: fedeltà, carisma, partite pesanti. In mezzo ai dribbling di Ronaldo e alle diagonali di Zanetti, la curiosità vera è come l’Inter abbia costruito icone multisecolari che parlano ancora il linguaggio del campo.



